Il teriantropo della Cattedrale e l’angolo facciale di Camper

Il termine teriantropo deriva dal greco therion, “animale selvaggio” e antropos “uomo” e ci rimanda  al mito di  Zeus che trasformò il re Licon di Arcadia in un lupo furioso. Una delle prime testimonianze storiche di teriantropia  giunge dall’antico Egitto dove era usuale la rappresentazione degli Dei in parte in forma umana  in parte animale. Il dio Anubi, protettore della […]

SUGGESTIONI NEOTENICHE AD ACERENZA

Nicodemo gli disse: Come può essere generato un uomo già vecchio? Può forse ritornare nel grembo della madre e nascere? (Giovanni 3,4) La progressiva umanizzazione delle testine nella cripta della cattedrale non termina semplicemente  con la formazione di un volto umano ma sembra seguire un  percorso ontogenetico a ritroso involvendo verso un volto infantile.  Il prodotto di questo “processo neotenico” sembra  infatti il […]

Le radici biologiche e culturali del razzismo

16 maggio 2014 Una recente ricerca pubblicata sulla rivista “Nature Neuroscience”(1) ha dimostrato che nel cervello di individui messi a contatto con gruppi etnici differenti dal proprio, si attiva l’amigdala: nucleo cerebrale specializzato in emozioni a carattere negativo (paura, disgusto). Se i soggetti sono però educati al rispetto e alla convivenza con individui etnicamente diversi, dopo un millesimo di secondo […]

In Biblioteca sulle tracce del nibbio (Dott. Angelo Schiavone)

Nel suo articolo “Il nibbio, uno dei più antichi elementi che caratterizzano l’identità di Acerenza”, Donato Pepe evoca la figura di Orazio “affascinato dal volo maestoso dei rapaci che allora come oggi solcano il cielo di Acerenza”. Altri autori latini furono interessati a questo nobile rapace. Ovidio nel descrivere una costellazione, narrò nei “Fasti” come il nibbio fu posto nel cielo stellato.
“Vi era un mostro che chi ne avesse bruciate le viscere poteva vincere gli eterni dei, Saturno l’uccise e già stava per darne le viscere alle fiamme quando Giove ordinò che le rapissero gli uccelli. Le portò il Nibbio che ebbe in premio il cielo”.

Presentato all’UniTre di Genzano di Lucania “La Divinaccia”, seconda pubblicazione di Nina Barile

Con la Divinaccia, la Barile, ha voluto dare seguito ai “Fattaridd”, affidando stavolta al linguaggio, piuttosto che a personaggi esemplari, il compito di narrare l’ ‘epopea’ in cui ha speso il fulcro della suo esistenza.
Basti una terzina a chiarire il senso dell’opera: “ Era la prim’ora du matin/ Qualche stèlle ancore stacij appecciate,/ Non me parije abbunghiann d’aria fine. (Erano le prime ore del mattino/ Qualche stella ancora brillava/ Non riuscivo a saziarmi dell’aria sana e sottile.)

I neuroni Gandhi (dott. Angelo Schiavone)

Peculiare dell’uomo è il sentimento della compassione cioè “quel moto dell’animo che ci fa sentire dispiacere o dolore dei mali altrui, quali li soffrissimo noi”. Per provare questo sentimento bisogna calarsi nella mente altrui ed abbandonare la prospettiva egocentrica, bisogna cioè mettersi all’ascolto.

Ascoltare non vuol dire semplicemente percepire suoni o parole ma, come ci insegna Plutarco nel suo “De recta ratione audendi” , disporsi anche fisicamente ad accogliere il pensiero altrui, stare seduti senza pose rilassate o scomposte, tenere il busto eretto e lo sguardo fisso su chi sta parlando, prestare attenzione con una espressione del volto che non lasci trasparire distrazioni, arroganza o insofferenza.

Vivere senza memoria, eredi del nostro passato.

Nell’ultimo decennio si sono intensificati gli sforzi della neurologia nella ricerca sulla demenza di Alzheimer e sulle eventuali terapie per il recupero della memoria. Ritengo sia interessante affrontare il tema anche da una prospettiva diversa, cioè quella dell’oblio di cui sin ora si sono interessati soprattutto filosofi e scrittori. Per Borges “L’oblio è solo una forma della memoria, il suo […]

La Cattedrale di Acerenza (Donato Pepe)

Se proviamo a consultare l’Enciclopedia dell’Arte Medievale di G. Arnaldi, troviamo che il significato della parola chiesa è riconducibile in primo luogo alla comunità dei credenti che vivono all’interno di un determinato contesto civile poi, dopo l’editto di Costantino, lo spettro semantico si allarga per includere anche l’edificio che ha la funzione di accogliere il momento assembleare di quella comunità.

Mi piace richiamare le parole che il Cardinale Martini pronunciò qui ad Acerenza quando ci suggeriva di aver cura della nostra tradizione e della nostra storia, “Dio é con Voi, siate segno di speranza” per il mondo contemporaneo.

La Chiesa rupestre di San Michele Arcangelo ad Acerenza (Angelo Schiavone)

La grotta di Acerenza, come tutte le caverne e chiese lucane dedicate a san Michele Arcangelo, è orientata a nord-ovest cioè verso il Gargano a testimonianza della stretta relazione con quel culto (G. Otranto, F. Raguso, M. D’Agostino. S. Michele Arcangelo dal Gargano ai confini Apulo-Lucani).
Nella grotta è ancora conservata una statua lignea raffigurante il santo, opera dell’artigiano acheruntino Angelo Maria Marmo detto “Furnaciar”.<

Acerenza, il silenzio e le sirene di Angelo Schiavone

Alcune persone non sono più capaci di rimanere a lungo in silenzio e in solitudine”.
Fu alla ricerca di questo silenzio che tre anni fa, su invito di un mio caro amico che aveva acquistato casa ad Acerenza, mi ritrovai a passeggiare per le stradine del centro storico. Sul cornicione della Cattedrale una Sirena bicaudata attrasse la mia attenzione.

Sirena era il nome, nella Grecia antica, con cui venivano chiamate le ragazze vergini che si rifiutavano di donare la loro purezza agli Dei e che per questo furono trasformate in uccelli col volto di donna.