L’ultima ricerca di don Antonio Giganti: Il Natale nella storia

Le date del 25 dicembre e del 6 gennaio,­ fissate per le festività del Na­tale e dell’Epifania, non hanno una solida tradizione storica.

Sappiamo con cer­tezza che in Palestina la nascita di Gesù era ricordata il 20 maggio, mentre in Occidente, fino al quarto secolo d.C., non vi è alcuna traccia della festività di Natale né di quella del­l’Epifania.

Il primo documento che ricorda la festività del Natale risale al 354 d.C., ma dell’Epifania non si ha ancora alcun ricordo.

Il papa Liberio, vis­suto tra il 352 e il 358, in un suo sermone in occasione della consa­crazione religiosa di Marcellina, sorella di Sant’Ambrogio, ricorda: “hai desiderato, o figlia, ottime nozze, considera quanta gente accorre al Natale del tuo sposo. Nessuno torna indietro senza essersi saziato a sufficienza. Egli è colui che invitato a nozze, mutò l’acqua in vino». L’espressione di papa Liberio lascia supporre che la festività del Na­tale era al suo tempo già un’antica consuetu­dine nella liturgia cri­stiana e nella comune mentalità dei seguaci di Cristo.

La festività del Nata­le, suggerita dalla co­munità cristiana di Ro­ma, si diffuse rapida­mente in Oriente a partire dall’ultimo quarto del IV secolo d.C.. Verso il 380 a Co­stantinopoli e in Asia Minore, nel 386 ad An­tiochia, nel 430 in Egitto e in Palestina.

Ma nell’antica litur­gia le due festività del Natale e dell’Epifania sono inscindibili, tanto che alcuni eretici, co­me ad esempio i Dona­tisti, celebravano le due festività nello stes­so giorno del 25 dicembre, in cui erano ricordati sia i magi provenienti dall’Oriente sia i pastori che accorsero a Betlemme, se­condo la narrazione dell’Evangelista San Luca.

C’è da dire inoltre che quando l’uso della festività di Natale emi­grò da Roma verso le regioni dell’Africa set­tentrionale e in Medioriente, fu soprattutto l’adorazione dei Magi ad essere messa in pri­mo piano. I sei sermo­ni di Sant’Agostino sul­la festività dell’Epifania non parlano che dei magi e del loro arrivo a Betlemme dopo un lungo e faticoso viag­gio guidato da una stella.

Intorno al 383 dun­que, quando le comme­morazioni del Natale e dell’Epifania cominciarono a diffondersi in Oriente, in Italia in ge­nerale e a Roma in particolare erano già una gran festa, celebra­te con molte solennità e con un gran numero di fedeli presenti alle liturgie che ricordava­no soprattutto l’adorazione dei Magi venuti dall’ Oriente.

L’oggetto principale della festa era dunque quello dell’adorazione dei Magi, a cui ogni comunità aggiungeva dei piccoli particolari, secondo le singole in­terpretazioni delle nar­razioni evangeliche.

Sant’Ambrogio intor­no all’anno 377 intro­dusse l’uso di festeggia­re il 6 gennaio sia la natività del Signore sia il miracolo delle nozze di Cana. È probabile che Ambrogio si sia la­sciato influenzare dal­l’uso corrente al tempo di papa Liberio, il qua­le aveva benedetto il velo di sua sorella Marcellina, che insieme con altre donne dell’al­ta aristocrazia milane­se, andava organizzan­do un sistema di vita casta, differente dal co­mune comportamento delle cortigiane e dei parassiti.

Ma come si è arriva­ti a stabilire la data del 25 dicembre? Gli auto­ri non sono tutti una­nimi nelle interpreta­zioni. Si ritiene infatti che i cristiani dei pri­mi secoli abbiano fissa­to quella data per congetture oppure abbiano voluto con quella ricorrenza sostituire una precedente commemo­razione pagana.

Nella prima ipotesi, la data del 25 dicem­bre sarebbe scaturita da un preciso calcolo matematico. Secondo un’antica credenza Ge­sù sarebbe stato croci­fisso il 25 marzo. Questa data fu scelta forse perché coincideva con l’equinozio di primave­ra, ed era anche il giorno in cui, secondo un’antica credenza po­polare, avvenne la creazione del mondo.

Partendo dunque dalla data del 25 mar­zo, i credenti nel Mes­sia ritenevano che l’In­carnazione del Figlio di Dio era avvenuta nello stesso giorno di 33 an­ni prima. Calcolare in­fatti eventuali frazioni dell’anno nella vita di Gesù sulla terra era considerata un’imperfe­zione, non ammissibile nel figlio di Dio. La nascita di Gesù sareb­be avvenuta quindi no­ve mesi dopo quella data del 25 marzo.

Una seconda ipotesi propone l’influenza di una festività pagana, trasformata dai cristia­ni per ricordare la na­scita di Gesù in terra. Un’ipotesi certamente suggestiva e molto vici­na alla realtà storica del tempo. Nel terzo e quarto secolo infatti la Chiesa era in concor­renza con il paganesi­mo e in continuo sfor­zo di inserirsi nel mon­do pagano, secondo le illuminate indicazioni del Vangelo e della pe­dagogia trasmessa dal­l’Apostolo Paolo. Del resto, dai diversi ele­menti del culto pagano del sole, le cui festività iniziavano nella notte tra il 24 e il 25 dicem­bre, alla luce del Cristo il tratto è molto breve. Sono numerosi, del re­sto, i passi biblici che alludono alla luce sola­re per indicare la pre­senza di Dio tra gli uo­mini: «Al sole ha innal­zato il Signore una tenda, ed egli simile a sposo s’avanza lieto quale prode a percorre­re il suo giro».

Gli autori cristiani inoltre, sensibili alle credenze popolari e non alle interpretazioni provenienti dalla natu­ra, ritenevano che il sole di giustizia comin­ciava a crescere in coincidenza con il sol­stizio d’inverno. Era pertanto ovvio che la nascita di Cristo doves­se coincidere con i giorni che iniziano ad aumentare rispetto alla notte.

L’origine della festa dell’Epifania ci porta direttamente in Egitto, seguendo le indicazioni di Clemente Alessandri­no, il quale ricorda una festività celebrata negli ambienti gnostici per ricordare la nascita di Basilide, fissata per il 20 del mese di mag­gio.

Tutti gli autori sono concordi nel ritenere che il giorno dell’Epifa­nia è fissata al quarto mese del nuovo anno. Occorre tuttavia ricor­dare che l’origine del nuovo anno non coin­cideva nelle varie tradi­zioni religiose e civili del mondo antico. Per alcuni infatti l’inizio del nuovo anno partiva dal mese di settembre, mentre per altri inizia­va il primo del mese di gennaio.

Ma alla fine del IV secolo in Egitto si cele­brava ormai una sola festa dell’Epifania, os­sia quella del 6 gen­naio.

Sant’Epifanio rac­conta che nella notte della nascita di Cristo, ossia tra il 5 e il 6 gennaio, si svolgeva una lunga e sontuosa liturgia, ad Alessandria, a Petra, in Siria e in altri luoghi dell’Oriente cristiano.

Le due festività, ora distinte, si svolgevano dunque all’origine in una sola data, per ri­cordare diversi avveni­menti della vita terre­stre di Cristo, collegati tuttavia costantemente con le interpretazioni teologiche e soprattutto cristologiche dei testi biblici. La pedagogia delle prime comunità cristiane considerava soprattutto come punto di arrivo l’evangelizzazione delle genti più che ricordare un fatto o un evento accaduto in un certo giorno nel­la terra di Palestina. Ancora oggi, del resto, negli ambienti ortodos­!ì il Natale è ricordato il sei del mese di gen­naio, secondo la più antica tradizione dell’origine di queste festività cristiane di fine anno e inizio del nuov­o.

3 thoughts on “L’ultima ricerca di don Antonio Giganti: Il Natale nella storia

  1. Lucido e penetrante, come sempre da parte del compianto amico e Collega. Aggiungerei che si deve tener conto della possibile influenza esercitata da Costantino, che si proclamava incarnazione del Sol Invictus, il cui culto era diffusissimo, tanto da far spostare il giorno di riposo e festa settimanale dal Sabato, osservato dagli Ebrei, alla Domenica, che, per l’appunto, era il giorno di festa del Sol Invictus.

  2. Va anche tenuto presente che verosimilmente Gesù è morto a 36 e non a 33 anni, indicati per un errore di Dionigi il Piccolo che indicò, per la nascita di Gesù, il 753, invece del 749.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.