Una comunità senza memoria, avverte Michele Pinto, è destinata a non avere futuro.
Il problema è che il futuro di una comunità è funzione della sua capacità ideativa e progettuale, qualunque progetto è una costruzione che poggia le sue fondazioni sulle stratificazioni valoriali che la cultura recupera dalle viscere del passato.
In questo contesto si giustificano le escursioni di Michele Pinto nella storia del nostro territorio. Egli infatti inzia la sua avventura di scrittore nel lontano 1984 con “Scuola elementare e cambiamento educativo” , quattro anni dopo pubblica “Il tirocinio nella formazione iniziale dei docenti di scuola primaria” e nel 1996 “La gestione dei gruppi didattici” . In questi libri ha colto la dinamicità dello sviluppo dei processi educativi sul territorio.
Dopo aver centrato la sua attenzione sulla scuola come ambiente formativo e sull’insegnante protagonista del rapporto educativo l’autore ha ritenuto necessario intervenire sulla proposta culturale da offrire ai giovani perché si strutturi in essi una serena consapevolezza di sé nel quadro di un’equilibrata e responsabile identità civile.
Sono così venuti alla luce libri di grande interesse storiografico, civile e soprattutto preziosi sotto il profilo formativo: “Nella terra dei briganti” ( 2007), “La festa patronale nella vita e nella storia di Rionero” (2006), “Uomini, fatti, istituzioni. Ritratto di un Paese dal secondo conflitto mondiale al miracolo economico (2007).
E’ dell’ottobre 2010 l’ultima pubblicazione del nostro autore, “Viaggio nella storia di Rionero in Vulture”.
Il lettore che apre questo agile volume è indotto ad un cammino che attraversa la storia, un viaggio nel tempo, alla scoperta delle radici più profonde della identità civile della città di Rionero.
Il punto di vista si focalizza prevalentemente sulla microstoria ma spesso si allarga come in un grandangolo per cogliere non solo gli orizzonti più ampi delle vicende nazionali ed internazionali, ma anche le diverse anime e le diverse coloriture ideologiche, politiche che l’hanno attraversata. L’immagine che se ne ricava è sempre nitida e precisa anche sotto il profilo cromatico.
Michele Pinto è un educatore che parla della propria identità civile, per parteciparla ai giovani, ne espunge lo spiritus loci e lo incornicia all’interno della più vasta identità civile nazionale per preparare la comunità cittadina a festeggiare i duecento anni di autonomia comunale e i 150 anni dell’unità nazionale.
Questo libro, decisamente scritto bene, si pone come prezioso sussidio per tutti i ragazzi della città e merita di entrare nelle biblioteche scolastiche e civiche del mezzogiorno d’Italia per diverse ragioni:
– in epoca normanno-sveva Rionero era un casale sorto intorno alla Chiesa di Santa Maria de Rivo Nigro, poi abbandonato quando i pochi abitanti furono attratti nel nuovo insediamento di Atella, successivamente fu ripopolato da immigrati albanesi; Rionero oggi, ed in genere la valle di Vitalba, può essere additata come un miracolo dell’ integrazione sociale multietnica;
– questa accurata e puntuale ricerca dimostra in maniera incontrovertibile come il Mezzogiorno si sia reso protagonista di quel percorso che, attraverso i moti napoletani del 1820-21 e quelli del 48, portarono all’unificazione nazionale del 1860-61;
– presenta un’immagine del sud che non si ripiega su se stesso ma guarda al futuro con fiducia, forte di una dinamicità insospettata e capace di inserirsi in una rete di rapporti civili, culturali ed economici di grande prospettiva;
– dimostra come la storia sia segnata, in maniera profonda, da un disagio sociale permanente. Ciò è dovuto alla incoerenza fra le istanze leggibili nella geografia dei bisogni emergenti sul territorio e la geografia del potere che si veste sempre di nuove divise ideologiche e intanto si attrezza perché le innovazioni di facciata non mettano in discussione i privilegi acquisiti.
In conclusione Telemaco Edizioni, pur non essendo l’editore di questo ottimo libro, lo propone all’attenzione dei suoi lettori come una voce che si leva sul Mediterraneo, una proposta interessante sia in termini di contenuto sia come prospettiva metodologica. Il nostro auspicio è che la diversità delle voci possa produrre un concerto dialogico in grado di rilanciare questa area sia sotto il profilo economico sia, e soprattutto, sotto il profilo culturale e civile.