Un uomo in trincea di Salvatore Cosma

Recensione di Donato Pepe

Confesso che sono arrivato a questo libro con una qualche diffidenza: Non sarà un libro dallo stile comiziale finalizzato al consenso e all’autocelebrazione? Poi però, leggo e scopro con soddisfatta ammirazione che alla base del pensiero e della prassi politica del sindaco Cosma ci sono delle parole chiave che fanno riferimento ai valori fondanti della buona politica, parole chiave  come: comunità, coraggio, tenacia, poesia …

Valori che sono maturati attraverso una lunga e consolidata esperienza  di interdipendenza attiva, nella generosità del dono gratuito e mirato a perseguire  insieme il bene comune.

Io non conosco Salvatore Cosma ma da quello che ho capito leggendo questo libro la sua esperienza politica non si è strutturata con lo studio  dei testi accademici delle Scienze Politiche ma con un lungo tirocinio di relazione interpersonale, di comunione vissuta nella prima comunità familiare poi nella comunità cittadina,  con l’esperienza di volontariato nella protezione civile e infine  maturata con la fascia tricolore sulle spalle, da sindaco eletto ed amato dai suoi concittadini per diverse legislature.

Anche i riferimenti culturali sono di spessore e denotano un rapporto equilibrato con la civiltà e  la cultura lucana. Il suo sapere non è recitato, esibito come abito vistoso, firmato  e alla moda ma nasce da una lettura interiore, meditata, e coerente con il sentire, con il fare, con la tradizione, e con la vita della sua comunità e della sua gente.

A pagina 69 il sindaco Salvatore Cosma cita i celeberrimi versi tratti dalle odi di Orazio:

Dum loquimur / fugerit invida aetas …

Mentre noi parliamo il tempo inesorabile scorre. Questa è una sferzata alla politica parolaia e gaudente dei nostri giorni. Orazio prosegue:

 carpe diem, quam minima credula postero

Accogli questo giorno come un dono, carpe diem coglilo come un frutto maturo che l’albero della vita ti offre adesso, accoglilo come un dono gratuito e vivilo intensamente e produttivamente. Non darti pensiero   per il frutto che vedi adesso acerbo l’albero della vita te lo offrirà maturo domani.

Molti commentatori frettolosi e superficiali non hanno compreso che Orazio si ispira al mondo contadino frugale ed essenziale, il contadino sul far della sera ritorna fischiando alla sua parca mensa (Leopardi), dove mangerà sereno il frutto che ha raccolto oggi. E’ sereno perché sa  che l’albero di cui si è preso cura entro domani condurrà a maturazione i frutti che oggi egli non ha potuto raccogliere perché ancora acerbi. Di tutto questo egli non si da pensiero perchè ha fiducia, ecco il senso di quam minima credula postero.

1500 anni dopo Lorenzo il Magnifico parafrasa questi versi di Orazio in una ballata anche questa citata dal Cosma.

Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza.

Nella traduzione di Lorenzo dei Medici viene rappresentata non la cultura severa e morigerata di Orazio ma quella decadente e godereccia della corte dei Medici. La giovinezza è bella ma fugace,

Le opportunità a cui rinunciamo oggi probabilmente non le avremo domani.  Allora carpe diem. Goditi la vita.

Alla corte dei Medici non c’è tempo per progettare il domani, bisogna vivere adesso, vivere intensamente il presente prima che ci sfugga dalle mani. Alla corte dei Medici non c’è spazio per gli scarti di umanità per i bambini, per i vecchi, e per i poveri. Se non siamo certi di vivere domani che ragione c’è di preoccuparsene? Questa è la logica del nihilismo: la negazione di tutti i valori della vita. Questa filosofia è agli antipodi della buona politica, non da alcuno spazio per la programmazione dello sviluppo né alla cura dell’ambiente né tanto meno si preoccupa di promuovere la qualità della vita di tutti i membri della comunità cittadina.

Abbiamo tentato di analizzare criticamente quale progetto di vita promuova Orazio e quale invece propone Lorenzo dei Medici.  Ma ascoltiamo adesso su questo argomento cosa ne pensa il sindaco Salvatore Cosma. Siamo a pag. 69. L’autore ha appena citato Orazio:

Feci mio il suo insegnamento (di Orazio) e circondato dall’incanto di quel luogo così suggestivo (Tursi) mi lasciai trasportare dai sogni, dalle speranze e dal forte desiderio di rinascere insieme ai miei cittadini, agli anziani ai bambini. In fondo un sognatore come me poteva rinascere solo se avesse dato il giusto valore a quel tempo sospeso per veicolare un messaggio di positività oltre i confini della sua città.

E’ difficile scrivere una parafrasi del carpe diem così poetica e suggestiva, complimenti davvero Sindaco, ma la testimonianza più bella è  il fatto che tu hai calato nella politica e nella prassi amministrativa questo insegnamento di Orazio testimoniando così quando siano ramificate, forti e profonde le radici della civiltà e della cultura lucana.

Donato Pepe

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