Personale di Maria Cristina Fior Tabacco nel Museo diocesano di arte sacra di Acerenza

Ho accettato volentieri di descrivere didascalicamente la nuova produzione artistica della mia amica Maria Cristina Fior Tabacco poiché da quando ho avuto il piacere di conoscerla mi ha incuriosito il suo modo di dipingere e di esprimere le sue nostalgie imprimendole con sapiente maestria decorativa su tele di piccola dimensione quasi fossero preziosi regali da consegnare al mondo. La stessa infatti racconta in forma barocca l’antico mito del dialogo tra la penombra e poi la luce in tutte le sue forma e contrapposizione. E da queste dinamiche il vissuto dell’autrice, quello più nascosto emerge come per magia.

Baroccheggianti sono i tratti e le forme impresse dalla sua mano essenziale e diretta, il pennello diventa per l’amica artista solo un luogo di incontro tra materia e spirito per permettere quella mutazione della sostanza colore in materia pittorica con la quale raccontare tutta la sua vita emotiva attraverso eccellenti nature morte e volti di pregiata stesura e bellezza espressiva; volti intensi, di donne, di spigliati fanciulli fuori dal comune .

Parlo di lei come esponente a mio avviso delle nuove correnti pittoriche Barocche , nel senso più alto ed aulico del termine non inteso quindi nelle sua accezione decadente e privo di contenuti, la pittura di Maria Cristina, è caratterizzata infatti dalla realizzazione di abbondanze intellettuali e materiali che svelano le sue appartenenze sociali e culturali. in particolare le tele riportano tutto il suo vissuto concentrato in piccoli spazi, mi riferisco a riguardo alle piccole tele a cui ho fatto già cenno da lei usate per imprimere il suo prezioso segno , parlo anche delle cornici nere che esaltano i contenuti intellettuali e cromatici dei quadri da lei oggi proposti. Ritorna poi la figura della madre a sostenere il suo lavoro che tra i suoi ricordi ha un rilievo pregnante avendo la stessa tanto dato a Maria Cristina come mi ha più volte la stessa raccontato . La madre infatti la iniziò al gioco della libertà intellettuale, della vita e della decorazione anche attraverso il ricamo ed a ricercare il bello in ogni cosa. Il Barocco quindi è un valore innato per la pittrice. L’abbondanza delle forme pittoriche proposte da Maria Cristina esprimono in primo luogo accoglienza intellettuale, che é espressione della nostra anima mediterranea. Il Barocco nasce infatti , in Italia, con la dominazione Spagnola e  dilaga in Europa con spunti originali e suggestivi per incredibili produzioni artistiche ed architettoniche. Questa nuova sensibilità artistica é figlia del maturo Rinascimento nata dall’elaborazione dei canoni espressivi di Michelangelo, di Leonardo Da Vinci ed in parte dalla decadente arte di maniera. Anche Maria Cristina contribuisce con l’originalità della sua produzione alla sperimentazione di una espressione artistica innovativa nel quadro delle arti figurative contemporanee donandoci armonie plastiche non comuni, non vi è arte di maniera, cioè ripetizione costante di modelli barocchi, nelle sue pennellate. Le sue nature morte parlano della ricca abbondanza esistenziale che é espressione della ricchezza interiore della stessa autrice. Il colore infatti si apre avanti agli occhi increduli dell’osservatore ed attraverso i suoi oli ci fa entrare nel mondo della luce, e della natura, accompagnandoci passo  passo ad assaporare la fragranza della vita ed il suo gusto. Le sue nature morte sono narrazione costante di assenze e celebrano silenzi a volte metafisici la cui luminosità apre la soglia delle porte del nuovo, del mondo che verrà nonostante l’angoscia della perdita di quel qualcosa che noi uomini chiamiamo appartenenze familiari, sociali e culturali.

Parlando di luce penso ad un altro maestro indiscusso della luce che stravolse il barocco Italiano, nel 1600. Il Caravaggio, Il quale rivoluzionò tutto il linguaggio pittorico italiano raccontando attraverso la luce prepotente l’enigma della natura umana. Cito a riguardo le nature morte ed il ragazzo morso dal ramarro!Tutto poi nel 1700 divenne il barocchetto o il rococò che regalò nuova forma longilinea ad intrecciati giochi di forme in volumetrie nuove e slanciate nella scultura e nella realizzazione di capolavori nel mobilio!

Tornando alla nostra pittrice, la sua tensione creativa si risolve nella ricerca spasmodica del colore e della luce, elementi imprescindibili per descrivere la natura delle cose e la loro essenza. Ripercorro quindi trasognante la carrellata di quadri proposti da Maria Cristina e da me letti centimetro per centimetro, quadri che riconducono a miti antichi dell’amore in senso lato e della fertilità della terra e di vendemmie dove l’uva e la frutta settembrina sono solo il pretesto intellettuale e pittorico per raccontare altro, come la nostalgia di vivere e del tempo che sembra sfuggire di mano, ma solo in apparenza, parlo anche dei visi di madonne e di bambini che sembrano scavalcare percorrendo secoli a piedi e poi sulle ali del sogno per raggiungerci nella fragranza la luce.

Qual è quindi lo sforzo di Maria Cristina? In quale viaggio intellettuale ci coinvolge? Parlavo all’inizio di storia personale dell’autrice e di squarci di luce che mostrano il culto della esistenza umana.

Maria Cristina ci regala nuove intensità attraverso la sua nuova produzione estetica , racconta la materia che si apre nella luce raccontando emozioni remote che con discrezione arrivano a noi attraverso il portale delle cornici nere da lei adoperate e che sembrano avvolgere come guanti le colorate tele pronte a raggiungerci come piccole barche da remote oscurità senza rumore ma quasi in silenzio. Così l’artista ci consegna il suo prezioso vissuto per aprire una finestra di dialogo con il mondo, attraverso la sua discrezione ed il suo talento.

Alberto Barra

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