dott.Angelo Schiavone Neurologo
Questa tavola con placca in metallo che raffigura un punto interrogativo, è esposta al Museo Nazionale di Storia di Parigi. Il reperto proviene dal relitto di una nave naufragata il 16 settembre 1936 sulle scogliere dello Stumfjord, Baia di Foxa, nella costa occidentale dell’Islanda. Il Comandante Jean-Baptiste Charcot, esploratore dell’Antartide e dell’Artico, morì con 39 dei suoi uomini, ci fu un solo sopravvissuto. Nel nome della nave “Pourquoi pas?” la spiegazione di quel punto interrogativo.
Ma cominciamo a narrare dal principio l’avventura scientifica e umana del
comandante Charcot al tempo dei pionieri dell’esplorazione dei Poli.
Jean-Baptiste nacque nel 1867 nella suntuosa villa di Neuilly acquistata dal padre, il celebre neurologo Jean-Martin Charcot, fondatore della neurologia moderna. Sin da bambino Jean-Baptiste amava fare gite per mare ed aveva espresso un forte desiderio di entrare nell’Accademia Navale.
Voleva esplorare terre sconosciute, navigare verso i poli terrestri e, alle obiezioni del padre, era solito rispondere “Pourquoi pas?”, frase che diventò una sorta di soprannome all’interno della famiglia.
Nella foto è raffigurato all’età di 6 anni col vestito da marinaretto e regge una barchetta con la mano destra. Giunto all’età di 18 anni, il sogno del giovane Charcot si infranse contro il potere autoritario del padre, che lo gelò in modo perentorio: “Diventerai medico una volta laureato, puoi fare quello che credi, ma fino a quel momento, fai quello che dico io” 1.
In questo dipinto, opera del pittore Pierre-André Brouillet, ritroviamo lo studente Jean-Baptiste poggiato alla finestra con le braccia conserte mentre assiste ad una delle famose lezioni del martedì tenuta dal padre. Oggi il dipinto può essere ammirato all’ingresso del museo di storia della medicina “René Decartes University” di Parigi. Il quadro ritrae una delle pazienti preferita dal prof. Charcot, Blanche, priva di sensi fra le braccia di Babinski, mentre il professore illustra al pubblico, composto in prevalenza da medici interni alla Salpetrière, gli effetti della pressione sui “punti isterogeni”.
Alla Salpetrière Charcot padre aveva istituito un laboratorio fotografico il cui direttore, Albert Londe riprendeva le crisi epilettiche. Al centro delle attività del laboratorio vi era anche lo studio della locomozione umana per il quale, come si evince dalla “cromofotografia”, si prestava come modello Jean Baptiste Charcot.
Nell’agosto del 1893 il prof. Jean-Martin Charcot morì improvvisamente mentre conduceva ricerche sullo stato ipnotico e sui rapporti fra traumatismo e isteria. Jean-Baptiste era ancora uno studente di medicina e continuò gli studi fino a discutere la tesi di dottorato nel 1895. Soddisfatta la volontà del padre, acquisita la laurea continuò la professione ancora per un breve periodo.
Il momento della liberazione dall’ombra paterna giunse quando il giovane neurologo Jean-Baptiste grazie a una cospicua eredità poté intraprendere le sue avventure marittime. Comprata la Goletta “le Francais” organizzò una prima spedizione in Antartide scoprendo quasi 620 miglia di coste ed isole.
Nella foto lo vediamo presso un improvvisato tavolino davanti alla sua nave festeggiare con una bottiglia di champagne l’arrivo sui ghiacci del Polo Sud. Nel 1908, per la seconda spedizione in Antartide, ribattezzo la nave “Pourquoi pas?”. Il viaggio durò due anni e portò alla scoperta della Terra di Loubet, a cui con orgoglio il “gentiluomo polare” diede nome “Terra di Charcot”, il padre da cui era finalmente riuscito ad affrancarsi.
Allo scoppio della prima Guerra Mondiale Jean-Baptiste fu richiamato come medico militare ma, data la sua esperienza nelle spedizioni per mare ottenne, prima dall’Ammiragliato britannico e poi dalla Marina militare francese, una nave per la caccia ai sottomarini. Tornata la pace, riprese le esplorazioni realizzando importanti ricerche nautiche, metereologiche e microbiologiche e nel 1928 partì alla ricerca, purtroppo invano, dell’idrovolante Latham 47 di Roald Amundsen, partito a sua volta alla ricerca del dirigibile Italia di Umberto Nobile.
Jean-Baptiste aveva 69 anni quando si imbarcò per l’ultimo viaggio a bordo del suo “Pourquoi Pas?” scomparendo nel mare in tempesta.
La scomparsa in mare di Jean-Baptiste segna l’epilogo di un percorso di maturazione individuale e di emancipazione dalla figura paterna.
Probabilmente Italo Calvino quando nel 1957 scrisse il “Barone Rampante” era a conoscenza della storia di questo grande esploratore. Anche il protagonista del romanzo di Calvino, il giovane Barone Cosimo Piovasco di Rondò, per liberarsi dall’ingombro della figura paterna, decide di salire su un albero per non scenderne mai più. Da quel momento la vita di Cosimo si riempie di avventure. Dopo la morte del padre, riceve il titolo di Barone e amministra i suoi beni dall’alto; trascorre la vita interessandosi a tutto ciò che alimenta il suo desiderio di conoscenza. Una volta invecchiato continua a spostarsi ostinatamente da un albero all’altro fin quando un giorno salta su una mongolfiera che gli si affianca scomparendo nel mare, proprio come Jean-Baptiste Charcot.
La riflessione sulla morte dei due protagonisti di questa vicenda trova un riscontro nelle ultime ricerche in tema di fisiopatologia cerebrale. Il cervello infatti sembra strutturato per spingere tenacemente le sue funzioni fino alla morte ed oltre 2. Nietzsche e Leopardi intuirono la dimensione ulteriore per “l’oltre uomo”. Il comune destino dei protagonisti é il naufragio nelle stesso mare della immortalità dei propri sogni. Il naufragare della logica dà pieno senso alla follia della vita “e il naufragar m’è dolce in questo mare”. “Pourquoi pas?”.
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1 Goetz CG, Bonduelle M, Gelfand T. Charcot: Constructing Neurology. Oxford University Press, New York, Oxford,
1995.
2 Schiavone, Il cervello revenant, Ainat Newsn, Anno IV – nr 1, pp 91–92, marzo 2022.
BIBLIOGRAFIA
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2005;62:470-472.
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Dott. Angelo Schiavone Neurologo