Il nicodemita – Teofilo Panarelli da Monopoli nell’Italia del Rinascimento

E’ disponibile il nuovo libro del dott. Angelo Schiavone, specialista in neurologia a Bari. Si tratta di un agile saggio storico sulla figura di un illustre medico di Monopoli giustiziato a Roma dalla Santa Inquisizione per eresia.


Siamo agli albori del XVI secolo la famiglia Panarelli per sfuggire alla peste si sposta da Monopoli verso la Repubblica di Venezia dove, a Padova, il giovane Teofilo frequenta una delle più antiche e prestigiose Università.  Qui, nella facoltà di Medicina, segue le lezioni del medico Vesalio che mette le fondamenta della moderna anatomia medica. Quella veneta è una Repubblica aperta che intesse relazioni commerciali con tutto il mondo allora conosciuto e diventa avamposto in Italia della cultura liberale dove trova terreno fertile anche il movimento riformista di Lutero e di Calvino.

Il dott. Angelo Schiavone, che ha già pubblicato per i tipi dell’Editrice Telemaco “Suggestioni neoteniche in un borgo medioevale” ed ha curato una qualificatissima antologia di saggi sotto il titolo: “Le spoglie della Memoria” con il suo nuovo libro, “Il nicodemita”, sembra voler esplorare una nuova feconda pista di ricerca: andare per archivi in cerca di semi di futuro.

L’indagine di Angelo Schiavone lo porta riconoscere già nella prima metà del 1500, nella cultura del medico Teofilo Panarelli da Monopoli,  i tratti più salienti della modernità.

In quanto medico il Panarelli tiene fede al giuramento di Ippocrate e ignora le disposizioni del papa che prescrivono di non prendersi cura di chi, gravemente ammalato, rifiuta l’assistenza spirituale di un sacerdote. E’ un cultore della scienza sperimentale e la applica alla soluzione dei problemi quotidiani costruendo macchine in grado di ridurre la estenuante fatica del lavoro dell’uomo.  E’ costretto a continui spostamenti per sfuggire all’inquisizione perché, educato al pensiero libero dal padre, abbraccia la fede protestante secondo le suggestioni di Lutero e di Calvino. E davanti all’inquisizione che lo ha già condannato a morte rivendica il diritto di destinare alle figlie i proventi dei suoi brevetti indipendentemente dalla regolarità canonica della propria famiglia: “dico et dechiaro di nuovo apertamente che voglio che detti pochi miei beni siano egualmente diuisi per mità, detratta però la portione della matre, et una di dette mità sia di Marina Panarelli mia figliola, sia mia figliola, o non sia mia figliola, et l’altra mità sia di Sarra Panarelli mia figliola, similmente sia mia figliola o non sia mia figliola”.

In questo passo il nicodemita Panarelli, che ha vissuto da fuggiasco alla ricerca di terre libere ove sia garantita la libertà di pensiero e di culto, davanti ai giudici dell’inquisizione che lo condannano a morte, dichiara in maniera ferma il diritto inalienabile della persona umana indipendentemente dalla condizione giuridica dei propri genitori irregolari.

In questo breve ma intenso saggio del dott. Angelo Schiavone la figura del Panarelli viene ridisegnata, epurandola dalle lacune della storiografia locale che lo riteneva vittima dell’antisemitismo come fondatore a Monopoli dell’Accademia degli Ebrei. Lo eleva come paladino del pensiero libero in una dimensione culturale che vede il giuramento di Ippocrate come il primo nucleo di una etica laica a fondamento della convivenza civile.

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