Vi racconto una storia.

Quante storie!!! É l’esclamazione spazientita di chi non vuol sentire altro. Ma io ho ancora voglia di parlare, di raccontare. Sì perché questa storia non inizia con il solito: C’era una volta e poi mi é stata raccontata non da un vecchio saggio ma da un bambino impertinente, un bambino che cerca incautamente di saltare la siepe per affacciarsi al futuro. In realtà questa é una non storia perché ha l’ambizione di farsi progetto.

Strampalata come idea, non vi pare?, ma voi siete abbastanza smaliziati per scandalizzarvi e forse avete intuito che questa non storia conserva il fascino del racconto perché guarda al futuro scendendo nel profondo, nella cripta di una antichissima cattedrale, ove legge i suoi oracoli, ossia guarda al futuro utilizzando come lente di potenziamento del visus, l’iconografia di una cattedrale.

Questa icona per esempio rappresenta un bambino sulle spalle di un adulto e regge sulla testa un ricco cesto di frutta.

In realtà si tratta di una citazione di Bertrand de Chartres un filosofo del 1300 il quale intravedeva già le potenzialità dell’umanesimo e del rinascimento affermando: l’uomo d’oggi é come un nano sulle spalle dei giganti. Egli vede più lontano non perché ha una vista più acuta ma perché si eleva più in alto sulle spalle dei suoi antenati.

Io mi fermo qui, scusate non mi sono nemmeno presentato, ho una piccola casa editrice, quindi sono un piccolo editore. Piccolo, ritorna l’immagine del bambino impertinente che salta la siepe. Il primo vagito di un piccolo editore lo sentite quando egli impara a leggere.

Proviamo dunque a leggere qualcosa. La nuova del sud, dedica ampia parte del numero dell’8 maggio ad una indagine istat e titola “La Basilicata é senza futuro” perché? perché non ha più bambini: Il bambino, questa volta percepito come assente, ritorna come una ossessione.

Nel 2012 Telemaco Edizioni pubblica un resoconto di viaggio di un neurologo di Bari, il dottor Angelo Schiavone, il quale avventurandosi nella terra senza sentieri, la Lucania, scopre Acerenza e intitola così i suoi appunti: “Suggestioni neoteniche in un borgo medievale“. Il libro é stato recentemente ristampato nella seconda edizione.

Com’é noto una delle più avanzate teorie scientifiche, la neotenia appunto, aggiorna l’idea di Freud cioè che il bambino é padre dell’homo sapiens. Quindi é lui il più titolato al ruolo di cantastorie.

 

Il 15 febbraio us la prestigiosa rivista Forbes Italia collegata con la fiera di Milano propone ai promotori del turismo internazionale per la firma di Francesca Vercesi 10 mete suggestive per l’atmosfera mistica e incantata da proporre ai visitatori di palato fine ed esigente. Fra queste mete italiane c’è anche Acerenza alle rive del Bradano. Forse la storia delle terre del Bradano non é ancora finita.

Qualche giorno fa il solito dott. Schiavone da Bari, mi mette tra le mani un libro di Harrison, L’era della Giovinezza – Una storia culturale del nostro tempo. La parola chiave di Harrison é neotenia. Questa lettura mi ha fatto maturare la convinzione che la nostra è l’epoca della giovinezza anche se poi non tutti i bambini diventano giovani, non tutti i giovani diventano anziani giacché qualunque storia potrebbe anche avere un esito infausto. Perché non accada alla nostra è necessario non attendere inerti la fine della storia.

Vi ho parlato delle terre del Bradano dal mio angolo visuale. Non so quanto sia interessante questo discorso. Tutto dipende dall’uso che facciamo del territorio. Per chi pensa che il territorio sia una risorsa da conquistare per usarla a proprio uso e consumo il discorso fatto sin qui non ha senso e tutto sarà ridotto ad una immensa discarica.

Per me anche questa è una storia, potenzialmente a lieto fine o se volete anche drammatica, ha certo suspense. Il problema è che i protagonisti di questa storia siamo noi, e non sappiamo se riusciremo a concluderla con “e vissero felici e contenti“. Abbiamo ancora le gambe fragili ed incerte ma credo che sia giunto il momento di tentare il salto della siepe per intravedere la nostra possibilità di futuro.

 

Donato Pepe

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