Maria Romana De Gasperi nel ricordo di don Giuseppe De Luca e di Alcide De Gasperi ripropone il progetto di una rifondazione culturale della politica Italiana.

Uno dei più grandi interpretri della della cultura cattolica del novecento fu un prete lucano pensava che l’anima non la salviamo senza il supporto dell’intelligenza. E’ l’intelligenza che da legna al fuoco dell’amore.

De Luca proponeva un forte impegno per l’inculturazione della fede come via maestra per ridare anima, slancio etico alla cultura, all’economia, alla politica del nostro paese. Questo libro di Don Gaetano Lo Russo é un atto d’amore per l’Italia e per l’Europa affetta da una forte anemia culturale.

Questa testimonianza, tratta dall’introduzione a La Tonaca e la penna di don Gaetano Lo Russo ci sollecita a rifondare un pensiero politico come espressione della più alta forma di carità cristiana.

Se, dalla prospettiva di mio padre (Alcide De Gasperi), la storia e la cultura erano quasi un filtro per leggere e interpretare la realtà, per don Giuseppe (De Luca) erano una sorta di schermo sul quale far scorrere il panorama di attività umane ben distinte una dall’altra. Arte, poesia, politica, scienze, musica conservano intatta ogni loro bellezza, ogni propria indipendenza pur camminando e vivendo nel medesimo periodo. In tutto cercava e trovava tracce di un patrimonio preesistente, ma a malapena conosciuto o considerato. La sua preziosa opera di studioso ed erudito – forse uno dei pochi veri eruditi del Novecento italiano –  si concretizzò nella fondazione delle Edizioni di Storia e Letteratura e nell’avvio del grande progetto dell’Archivio Italiano per la Storia della Pietà.

La cultura rimaneva il punto nodale e quello di partenza di don De Luca. Conservo una lettera del giugno 1953 inviata a mio padre. In essa si intuiva, tra i lampi di un programma immaginoso e vasto, il forte desiderio di questo prete infaticabile e geniale di stabilire un impegno continuativo e incondizionato per la cultura. «Scriveva: Mentre mi felicito con l’E. V. dei risultati dell’elezione, conseguiti con impegno così giovanile e tutto personale, Le prometto per l’autunno venturo di consegnarle quella idea che già le promisi d’una ‘politica della cultura’, politica non di prestigio vano né di retoriche scimmieggiature, ma di concreta educazione degli spiriti migliori, di formazione degli intelletti. L’Italia che è tra i paesi più intelligenti, sta nel novero dei paesi più ignoranti: Perché? Tale politica da non confondere con quella della scuola, né con quella della cultura spiccia, abbraccerebbe invece le accademie, i musei gli archivi, le biblioteche, i centri di studi, le fondazioni, le edizioni nazionali, le collezioni e riviste erudite, e così via. Iniziativa di proposito deliberato: condotta su poche linee ma fermissime e tali che portassero lontano, io sono certo che una politica del genere darebbe alla D.C. un crisma storico strettamente italiano oltre che cristiano. le conferirebbe la successione delle grandi civiltà passate (ultima quella liberale), toccherebbe il cuore degli italiani migliori […]».

Sono espressioni che, se per un verso volevano imprimere uno slancio nella promozione di una vera cultura, dall’altro si rivelavano profetiche rispetto a ciò che ne è seguito. Quasi una deriva che, complice il nichilismo e la globalizzazione imperante, senza omettere la predominanza delle immagini sulle lettere, è ormai difficile da governare.

Il politico trentino e il prete lucano, ognuno nel proprio campo e sulle proprie coordinate, siglarono un tacito patto che si concretizzava nell’indirizzarsi a tutto il mondo intorno a loro per far emergere e vincere quei valori che correvano il pericolo di perdersi nella memoria, nelle pieghe dei libri o nelle contingenze a cui tutti erano stati spinti per la brutalità dei conflitti. Memori dell’insegnamento evangelico, che ci intima a non credere che basti solo il pane a nutrire l’uomo, De Luca e De Gasperi si seppero adoperare per un nutrimento più importante e vitale per l’umana condizione: la speranza sostanziata dall’agire.

Credo infine sia doveroso un attestato di stima nei confronti di P. Lo Russo che ha voluto compiere questo tentativo di divulgare soprattutto tra i giovani ciò che rischia di sparire per sempre. Uomini e azioni che vale la pena di amare e ricordare per sentirci più ricchi di un grande passato nella prospettiva che il solo ricordo possa diventare seme di un più giusto futuro per l’intera umanità.

Se tutto ciò che fu non diventa oggi memoria, forse niente sarà più.

Maria Romana De Gasperi

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