DOMENICO GILIO: POESIA E FILOSOFIA DELLA VITA di Adeo Viti


 

La nuova bella edizione di” La Cetonia sul cardo”, già proposta dalle Edizioni Telemaco ed ora divenuta più ampia sia nelle composizioni poetiche di Domenico Gilio sia nelle preziose tavole di pregevoli Artisti, conferma l’esistenza di quel filo rosso che tiene insieme la precedente silloge “Pagine Acheruntine” alle altre opere pubblicate nel tempo ( “Tenere Corrispondenze”, “ Il Tempo e le Parole”, “Polvere Rossa”, “Parole al Tempio”) e le rende come un corpo unico e organico. Quel filo rosso sta nella particolare percezione del reale da parte del Poeta, che, di fronte alla mutevolezza del mondo attuale che crea spaesamento e crisi sociali, è tesa a cogliere e riscoprire ciò che permane delle cose, oltre le loro fugaci apparenze.

La proposta, a chi legge o ascolta le poesie, è di riattivare la capacità di percepire le cose al loro stato puro, incontaminato, originario, nascente, per rivivere l’emozione di una nostra dimensione edenica aurorale.

Già per questo suo modo di porre la poesia, nel solco della nostra tradizione letteraria e al riparo delle mode emergenti, l’autore ha riscosso lusinghieri giudizi della critica, vari premi nei concorsi letterari e il consenso del pubblico.

In “La Cetonia sul cardo” si può ammirare la maestosità e il fascino del “Borgo del cuore” di Acerenza, l’avvicendarsi delle mutevoli stagioni, i dolci ricordi di una lontana infanzia. Questi temi, su cui si concentra la riflessione del Poeta, esprimono i profondi legami con i suoi luoghi di origine ed insieme la sofferenza nel constatare come in breve tempo sia tramontata la cultura contadina e la sua mitica saggezza.

Non sembra che il Poeta voglia esprimere nostalgia, piuttosto c’è il rammarico che, col tramonto dei costumi e del vivere dei contadini, si è perduta per sempre anche la loro percezione del mondo e i legami che univano il mondo animale e vegetale ( la cetonia, il cardo…) alla loro vita e nello stesso tempo si è perduto il linguaggio ricco e figurato di quella società e la capacità di dare nomi appropriati ad ogni cosa.

A connotare esemplarmente la poesia di Domenico Gilio, come giustamente notato dagli interventi critici della nuova edizione della silloge, è la conversazione incessante con un Dio che conduce misteriosamente la trama dei giorni di ogni uomo.

Non viene neppure dimenticato il merito di una lingua preziosa e di una perfetta costruzione metrica dei versi che sono cose rare come la sua cultura e la sua sensibilità. Non è opportuno insistere su questi meriti perché ne ha ampiamente parlato nella sua introduzione il Saggista e Poeta Aldo Onorati.

In conclusione, non posso tralasciare l’impressione che quest’opera, questa silloge della maturità del Poeta, sia in un certo senso una conversazione e la più viva eredità di un nonno ai suoi nipoti, ma anche per noi tutti una commossa speranza per un mondo migliore.

Adeo Viti

 


Invito alla lettura

Deserti privati. Concorso letterario «Porta Coeli». Acerenza

Dal Brandano al Piave. Storie di lucani alla grande guerra di Rocco Di Bono

Suoni di luce di Nino Di Bari

ÉLAN – Meditazioni tardo – filosofiche di Maria Rosaria Pepe

 Manuale di Lobbying e Public  Affairs (a cura di) Stefano Scarcella Prandstraller

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